*Si smaterializza, nella piena e limpida luce del mattino, riprendendo forma tra i rami di un grosso acero.
Di fronte a lei si stagliava una maestosa villa che sembrava incastonata in un parco tremendamente perfetto e curato. Sembrava una cartolina. Sotto il flebile sole di dicembre, ciò che di notte sarebbe apparso cupo, è invece elegante e vulnerabile, nonostante la massiccia pietra della casa e gli alberi, spogli dell'inverno. Sugli occhi indossa occhiali da sole dalle lenti scurissime; tutto quello che era costretta ad usare per uscire al sole, tutto ciò di cui il suo lato vampiresco aveva bisogno per farla camminare in pieno giorno, erano dei semplicissimi occhiali da sole. Era fortunata, sicuramente. Poteva ancora vedere i colori del tramonto, la luminosità del sole e sentire i raggi scaldarle la pelle. Con sguardo attento memorizza ogni singolo movimento, sensore, luce e tapparelle e finestre di sicurezza piombate. Penetrare in quella casa sarebbe stata una vera sfida.
I vetri, molto probabilmente, erano rinforzati in acciaio e ciò escludeva di poter entrare smaterializzandosi.
Il suo lato symphath le stava dicendo che in quella casa c'era parecchio movimento: domestici in cucina, persone che dormivano al piano superiore e altri che si muovevano in diverse stanze. Non c'era gioia in quella casa, le griglie erano intrise di sentimenti cupi e pesanti. Si smaterializza e riprende forma sul tetto dell'ala principale della costruzione, spargendo intorno una versione symphath del
mhis Adesso era un'ombra tra le ombre proiettate dai comignoli e dai vari impianti termici. Vicino ad un condotto di aerazione c'era una griglia di spesso acciaio, imbullonata alle pareti metalliche; lo stesso valeva per il comignolo. Avevano un ottimo sistema di sicurezza. Il modo migliore per penetrare all'interno era aprire una delle finestre con una piccola sega a batterie, nottetempo. Gli alloggi della servitù, sul retro,
erano un buon punto d'accesso: coi domestici al lavoro, quella parte della casa sarebbe stata più tranquilla.
Entrare. Localizzare il bersaglio. Eliminarlo.
Rehv le aveva dato istruzioni chiare e precise: lasciare il cadavere bene in vista, tanto meglio, così non doveva sbarazzarsene o nasconderlo. Attraversa il tetto camminando sulla ghiaia che lo riveste. Ad ogni passo i cilici, stretti intorno alle cosce, penetrano nella carne procurandole dolore, un dolore necessario per toglierle un po' di energia e fornendole la giusta concentrazione. Così facendo riesce a tenere i suoi impulsi symphath legati e incatenati nel suo cervello. Alza il viso verso il cielo. Presto avrebbe nevicato, il vento era asciutto e tagliente, presto avrebbe nevicato. Il gran gelo dell'inverno stava arrivando in città, lì a Caldwell. Ma era secoli aleggiava nel suo cuore. Sotto di sé, sotto i suoi piedi, avverte di nuovo la presenza delle persone che
si aggiravano per casa e legge le loro emozioni. Era pronta a ucciderle tutte, se glielo avessero ordinato, pronta a massacrarle senza pensarci e senza esitare mentre svolgevano la loro routine quotidiana.
Sicuramente tutto ciò che riguardava la morte non la turbavano minimamente: sangue, sporco, pelle e corpi, arti e quant'altro; esattatmente come una H&K o una Glock se ne fregano delle macchie sui tappeti, degli schizzi sulle piastrelle o delle arterie sanguinanti. La sola cosa che vedeva quando si metteva al lavoro era il colore
rosso, e comunque, dopo un po', gli occhi sbarrati per il terrore e le bocche che esalavano a fatica l'ultimo respiro sembravano tutti uguali. Era quella la grande ironia.
In vita, ognuno è un bellissimo fiocco di diverso dagli altri, ma quando la morte arriva e ci cattura si è solo un
anonimo ammasso di pelle, muscoli e ossa destinati a raffreddarsi e a decomporsi secondo ritmi prevedibili.
Lei era la pistola impugnata dal suo capo. Lui premeva il grilletto, lei sparava, la vittima designata cadeva e, anche se delle vite sarebbero cambiate per sempre, comprese le loro, il giorno dopo il sole sarebbe comunque risorto e tramontato di nuovo. Questo era il suo punto di vista sui suoi impegni lavorativi: metà lavoro e metà obbligo morale, per ciò che Rehv faceva per proteggere entrambi.
Al tramonto sarebbe tornata in quel luogo per fare quello che doveva fare e se ne sarebbe andata con la coscienza intatta e sicura come il caveau di una banca. Dentro e fuori, senza più pensarci.
Il metodo e la vita di un killer sono così.