L'appartamento di Xhex

* Trovare la casa di Xhex era stato facile perché era a soli dieci isolati distanza dallo ZeroSum, anche se sembrava di stare in un altro mondo con gli eleganti edifici in arenaria lungo la strada in stile vecchio continente, e i ghirigori intorno ai bovindi gli davano l'idea di qualcosa di vecchio... Vittoriano... anche se non sapeva da dove gli derivasse tale convinzione. Il suo appartamento era al seminterrato di un edificio particolarmente bello.Sotto la rientranza trova una piccola porta e vi si intrufola dentro infilando la chiave. Una luce si accende subito al suo ingresso. In fondo c'era un'altra porta con un'altra strana serratura. Si aspettava che Xhex vivesse in qualche posto esotico e pieno di armi, montagne di collant autoreggenti e scarpe coi tacchi a spillo. Ma quelle erano solo fantasie sue. Una volta aperta la seconda porta si accesero altre luci. La stanza che aveva davanti era senza finestre e vuota, salvo che per un letto; la quasi totale assenza di arredamento non era di certo una sorpresa, data la nudità dell'atrio.


All'altro capo della stanza c'era un bagno, ma niente cucina, niente telefono, niente TV. Nessuna distrazione. L'aria era fresca, ma poi notò le bocchette di ventilazione. Una volta fatto il giro dell'appartamento si stende sul letto togliendosi le scarpe ma non le armi, non perché avesse paura di Xhex. La prima cosa che gli avevano insegnato al corso di addestramento della confraternita era che non bisogna mai fidarsi dei symphath, e invece eccolo lì, a rischiare la vita stando nella casa di uno di loro... per tutto il giorno, probabilmente, senza aver detto a nessuno dov'era. Eppure era proprio ciò di cui aveva bisogno. Al calar della sera avrebbe deciso il da farsi. Non voleva sfilarsi dalla guerra, combattere gli piaceva troppo. Gli sembrava... giusto, e non solo per la difesa della specie. Gli sembrava quello che doveva fare, quello per cui era nato e cresciuto. Ma non era sicuro di poter tornare a vivere nella grande casa della confraternita. Alla fine le luci erano spente e lui era rimasto a fissare il buio. Sdraiato a letto con la testa appoggiata a uno dei due cuscini piuttosto duri, si rende conto che è la prima volta che è davvero solo da quando Tohr, era andato a prelevarlo in quello schifo di appartamento. I ricordi erano tornati con una chiarezza sorprendente, vivere in quello squallido buco di monolocale nella parte più pericolosa di Caldie. Ogni sera era terrorizzato perché era tutto pelle e ossa, debole e indifeso; per via dello stomaco delicatissimo beveva solo integratori alimentari e pesava meno di un aspirapolvere. La porta che lo separava dai drogati, dalle prostitute e dai topi grossi come somari gli sembrava sottile come un foglio di carta.

Aveva sognato di fare del bene nel mondo, E tuttora lo sognava. Aveva sognato di innamorarsi di una donna e stare con lei, E tuttora lo sognava. Aveva sognato di trovare una famiglia, avere una madre e un padre, di fare parte di un clan. Questo non lo sognava più. Stava cominciando a capire che le emozioni del cuore sono come i tendini del corpo. Potevi tirarle e tirarle e tirarle e sentire il dolore della torsione e dello stiramento... fino a un certo punto l'articolazione continuava a funzionare e l'arto si piegava ed era in grado di reggere il peso e mantenersi efficiente anche quando non era più sotto stress. Ma non poteva durare all'infinito.

Lui si era spezzato. E non esisteva un equivalente emotivo dell'artroscopia chirurgica, ne era più che sicuro. Nel tentativo di far riposare la testa per non impazzire, si concentra su quello che ha intorno. La stanza è silenziosa, a parte una specie di stufetta elettrica che però non fa troppo rumore, e il palazzo sopra di lui è deserto, nessun rumore di gente che gira per casa. Chiude gli occhi, sentendosi più al sicuro di quanto probabilmente avrebbe dovuto. D'altra parte era abituato a stare per conto suo. Il periodo trascorso con Tohr e Wellsie, e poi con la confraternita, era un'anomalia.

Era nato in quella stazione degli autobus da solo, e da solo, sebbene circondato da un branco sempre diverso di bambini, era stato all'orfanotrofio. E poi da solo era uscito nel mondo esterno. Era stato violentato e aveva superato il trauma senza l'aiuto di nessuno. Si era ammalato e si era curato da solo. Si era fatto strada nella vita meglio che poteva e con esiti tutt'altro che disprezzabili. Era ora di tornare alle fondamenta. E al fulcro del suo Io. Il periodo con Wellsie e Tohr... e con i fratelli... era come un esperimento mal riuscito... qualcosa che all'inizio sembrava avere un certo potenziale ma che, alla fin fine, si era rivelato un fallimento.*

*La stanza piomba nell'oscurità più totale e sente il corpo di lei avvicinarsi al letto. Col cuore che batte all'impazzata e l'erezione in fiamme, si affretta a farle posto, lasciandole gran parte del letto. In quel momento sente ogni suo minimo spostamento sul materasso, il profumo dei capelli sul cuscino e il lieve fruscio che producono... Non riesce a respirare... Nemmeno dopo che lei tira un sospiro di sollievo rilassandosi.

Alla sua domanda scuote la testa anche se lei non può vedere quel gesto.

Al pensiero di lei al suo fianco gli era diventato duro come il marmo, e la cosa peggiore è che ha la sensazione che Xhex se ne sia accorta.

Per un istante viene assalito dal panico, accidenti a lui, ma è difficile decidere cosa fosse peggio... Xhex che lo tocca e lui che si ammoscia, come gli era successo con l'Eletta Layla durante la notte della sua transizione, oppure Xhex che non lo tocca per niente.*

*A lei non servivano preliminari, ma del resto nemmeno a lui, non ne aveva bisogno con lei nei paraggi, figuarsi in quel momento. Sente le mani di Xhex slacciargli la patta dei pantaloni, liberando così l'enorme erezione calda. Con un movimento agile e veloce le si posiziona sopra, spingendo giù con le mani il largo torace sul materasso. Sente qualcosa di caldo e umido sfregare contro di lui. Al di là delle sue previsioni invece che ammosciarsi, il suo corpo reagisce con sorprendente velocità per la smania che ha di penetrarla, ancora e ancora. Senza altri convenevoli Xhex si solleva sulle ginocchia tenendo diritto con la mano il membro duro come il marmo, poi sistemandosi si riabbassa su di lui. La pressione che avverte ai fianchi dell'erezione è a dir poco deliziosa e la forza di quel gesto fa scaturire una scarica elettrica che gli percorre l'intero corpo fino a raggiungere i fianchi che istintivamente si sollevano di scatto per penetrarla senza altri indugi mentre le mani scattano sulle cosce di lei*

*L'orgasmo lo investe da capo a piedi facendo irrigidire da capo a piedi tutto il suo corpo mentre pronuncia il nome di Xhex sulle labbra come nelle sue fantasie su di lei... solo con più trasporto. Poi così com'era iniziato tutto ebbe una fine brusca e netta quando sente il corpo di Xhex sollevarsi. Il pensiero ancora al modo in cui lei si contraeva e si rilassava sul suo uccello, che ora ricade sul suo ventre. Paragonato al bozzolo rovente del corpo di lei, il morbido cotone della camicia che aveva addosso sembrava carta vetrata, e l'aria ghiacciata. Xhex si muove accanto a lui adagiandosi sul morbido materasso, si volta verso di lei per scorgere il suo volto avvolto nell'oscurità. Sente il suo respiro corto, ma muore dalla voglia di baciarla in quella pausa, prima che lo facessero di nuovo. Allunga la mano e, quando la posa sul suo collo, la sente irrigidirsi sotto il suo tocco anche se non si era scostata. Dio, che pelle morbida aveva... I muscoli che salgono dalle spalle sono d'acciaio, ma ciò che li copre è liscio come la seta. Lentamente solleva il busto dal letto e si sporge verso di lei, facendo scorrere la mano sulla sua guancia, stringendole il viso con delicatezza, sfregandole il pollice sulle labbra. Tutto con molta lentezza... Non voleva rovinare tutto. Era stata lei a condurre il gioco fino a quel momento e l'aveva fatto in
modo spettacolare, dimostrandogli che, malgrado la violenza subita, era ancora un maschio in grado di godere di ciò per cui il suo corpo era nato. Se doveva essere lui a baciarla per primo, era deciso a non sbagliare.
China la testa per incontrare le sue labbra, assaporandone già il sapore in bocca, ma lei si scosta con un movimento fluido e repentino.*

*Quando Xhex chiude dietro di se la porta del bagno un senso di disagio lo assale... Xhex si stava lavando via ogni traccia di lui, si stava liberando di ciò che il suo corpo le aveva dato. Con mani tremanti John si rimette l'uccello nei jeans, sforzandosi di ignorare la sensazione di umido e l'odore erotico. Dopo qualche minuto lei riappare per un breve momento solo per ringraziarlo di non aver detto nulla della sua natura symphath e poi sparisce di nuovo dalla porta di ingresso... Allora era quello il vero motivo della scopata. Aveva fatto sesso con lui per ringraziarlo di avere mantenuto il segreto. Cristo... come aveva fatto a illudersi che fosse qualcosa di più? Tutti vestiti, senza neanche un bacio. Ed era praticamente sicuro di essere stato l'unico a venire: il respiro di lei non era cambiato, non aveva gridato, non aveva manifestato nessun sollievo stremato, niente. Non era stata una scopata per pietà, ma per riconoscenza. Si strofina la faccia come se volesse scorticarsi la pelle dalle ossa. Che stupido era stato. A pensare che significasse qualcosa... Tanto, ma proprio tanto stupido.*