Il tempo che aveva passato sul tetto l'aveva calmata un pochino, può rientrare allo Zero e comunicare la buona notizia a Rehvenge.
Si smaterializza nel vicolo adiacente al retro del locale e cammina, nell'ombra, rasente al muro fino all'ingresso sul retro del settore Vip.
Tiene le mani in tasca perchè ha ancora il sangue di quel bastardo di Grady addosso, e non solo sulle mani, apre la porta con il pensiero ed entra con il suo solito passo: lungo e deciso, del tipo
se ti metrti in mezzo, o provi a rallentarmi, ti travolgo e non mi frega un cazzo di chi tu sia. Raggiunge l'ufficio di Rehv, entra e raggiunge il mini appartamentino del suo capo.
Per fortuna aveva tutto il tempo che le serviva per pulirsi e cambiarsi, almeno secondo i pensieri che aveva ficcato a forza nel cervello di de la Cruz, anche se uno come lui aveva la coscienza di ferro e poteva forse metterci meno tempo del previsto.
Chiude a chiave la porta e si fionda nel bagno, apre l'acqua calda della doccia ed inizia a svestirsi. Butta i vestiti e gli anfibi dentro lo scivolo collegato direttamente alla caldaia. Niente sangue, niente macchie, niente soldi spesi in lavanderia, niente prove. Semplice, facile e veloce. Quello era il perfetto cesto per gli abiti sporchi per le persone come lei.
Prende il lungo coltello ed entra nella doccia. Con il
Dial lava accuratamente la lama del coltello e poi se stessa. Merda! Il Dial brucia sempre come un dannato! Grazie tante...non si era tolta i cilici e la schiuma penetrava nei buchi provocati dalle bande chiodate nelle cosce. Merda. Stringe i denti e aspetta che il dolore si attenui, si piega e le slaccia, una alla volta...
Straziante. Quasi dannatamente insopportabile. Cazzo.
Il dolore le intorpidisce le gambe e raggiunge il petto facendole pulsare velocemente il cuore. Sospira e inizia a tremare. Si lascia scivolare sulle piastrelle di marmo fino ad accasciarsi nel piatto doccia. Le orecchie fischiano e la vista si appanna... stava rischiando di svenire. Inspira ed espira, inspira ed espira con calma e fissa il piatto doccia. Il sangue si allarga intorno a lei , sotto i suoi piedi, intorno allo scarico e sommergeva quasi completamente il bianco del marmo.
Ripensa a quando aveva visto il sangue di Chrissy sul tavolo mortuario, rosso scuro - marrone, e poi pensa a quello di Grady, rosso come il vino...ma in meno di due ore anche quest'ultimo sarebbe diventato rosso scuro-marrone.
Aveva fatto un buon lavoro, proprio un buon lavoro.
Scoppia in lacrime. Per niente e per tutto, per tutto e per niente, disprezzandosi per quel pianto da femminuccia. Dea! Quanto odia piangere! Si copre il viso con le mani, vergognandosi per quella propria deblezza.
Un tempo qualcuno aveva provato a vendicare la sua morte, peccato che lei non fosse morta... ma aveva sperato vivamente di esserlo ed invocato la fine più e più volte. Sperava che il cuore cessasse di battere mentre il suo corpo veniva torturato con ogni sorta di strumenti. Oh... e il principe dal cavallo bianco che voleva salvarla? Come può scordarsi del valoroso imbecille a cavallo del bel destriero? Murdher. L'imbecille si chiamava Murdher... ed era impazzito. Imbecille solo ed esclusivamente perchè aveva tentato di salvarla, perchè pensava fosse una vampira e invece non sapeva che era una mezza sympath. Imbecille perchè se stava alla larga da lei a quest'ora era ancora un valoroso guerriero, imbecille perchè...perchè non si sarebbe mai perdonata per non avergli detto la verità...già l'imbecille era proprio lei perchè "rullo di tamburi" non gli aveva mai detto cos'era. E l'aveva totalmente rovinato. Irreparabilmente. Colpa sua. E questa colpa, questo rimpianto se lo porta dentro, in silenzio, da decenni.
Lui aveva il diritto di sapere e di scegliere... già il senno di poi e la coscienza fanno dire e pensare un sacco di cose.
Forse adesso sarebbe ancora nella Confraternita, forse sarebbe sposato con una bella compagna, forse sarebbe morto combattendo ma almeno con tutti i pezzi di se stesso al loro posto...invece no, aveva perso la ragione ed era sparito nel nulla.
La vendetta era una faccenda pericolosa, molto pericolosa.
Nel caso di Chrissy era andata bene, però a volte la persona che cerchi di onorare non vale lo sforzo. Proprio come nel suo caso...per esempio! Il prezzo non era stata solo la sanità mentale di Murdher ma anche il pegno che Rehv. stava ancora pagando per gli errori commessi da lei.
Ad un tratto il viso di John Matthew scansò via tutti gli altri volti e pensieri.* MERDA!
* Si pente amaramente di esserselo scopato. Murdher era una cosa e a quanto pare John era un'altra...almeno a giudicare dalla fitta al cuore che provava ogni volta che pensava a lui, quindi il sospetto era che quel maschio dagli occhi blu era molto più di quello che poteva essere, per lei, Murdher.
Tadaaaaaa di nuovo eccoci allo stesso punto, il motivo per il quale era scappata via da lui, dal letto che avevano condiviso e dal suo stesso appartamento.
Il problema, ora che ci pensava con più attenzione, era proprio il modo in cui John Matthew si era comportato con lei; la tenerezza con cui l'aveva trattata, quell'essere dolce, gentile, rispettoso ed affettuoso, conoscendo inoltre la vera identità, minacciava di farla crollare completamente. Era stata costretta a respingerlo con durezza, insensibilità e quasi in malo modo, perché se lui non la smetteva all'istante, lei avrebbe premuto le labbra sulle sue e si sarebbe smarrita e persa; questo era un dato di fatto non una supposizione.
Per lei John Matthew era, come lo chiamava la sua gente, il
pozzo dell'anima... tradotto in gergo vampiresco in
pyrocant. La sua debolezza di fondo.
Quando c'era di mezzo lui, lei era debolissima. Ci mancava poco che fosse incapace di intendere e di volere. Scuote la testa a quel pensiero idiota per ritrovarsi immersa nella sofferenza.
Monitor, le mani di John su Gina. Dolore. Tanto dolore. Le immagini mentali la straziano dentro, proprio come i ciclici fanno con le sue carni... non poteva fare a mano di pensare che si merita quel dolore: per averlo spinto verso un sesso senz'anima e per avergli fatto perdere quel qualcosa di speciale, quell'innocenza, che solo lui aveva.
Chiude il rubinetto e si rialza, raccogliendo il coltello e i cilici, butta l'armamentario metallico nel lavandino a sgocciolare ed afferra uno degli asciugamani sciccosi di Rehv.
Santo cielo! Quant'è morbido! Ma in quel momento avrebbe preferito fosse di....